Attivi dagli anni ’60, hanno lavorato insieme per decenni, creando una vastissima opera fotografica in bianco e nero, caratterizzata da uno stile austero, frontale, privo di drammatizzazioni, e profondamente influenzato dalla tradizione tipologica e dall’estetica della Neue Sachlichkeit. Le loro immagini – torri dell’acqua, altiforni, silos, impianti di raffreddamento – sono raccolte in serie coerenti, che mettono in luce le variazioni formali all’interno di una stessa categoria funzionale, trasformando edifici utilitari in oggetti di contemplazione formale e studio visivo. Lontani dalla fotografia soggettiva, i Becher hanno sviluppato un metodo quasi scientifico, basato su regole precise di inquadratura e luce diffusa, costruendo un atlante visivo della memoria industriale europea e americana in via di sparizione. Fondatori della cosiddetta “Scuola di Düsseldorf”, hanno influenzato generazioni di artisti, tra cui Andreas Gursky, Thomas Struth, Candida Höfer e Thomas Ruff, promuovendo una visione della fotografia come strumento concettuale, documentario ed estetico al tempo stesso. La loro opera, apparentemente impersonale, è in realtà profondamente poetica: racconta il passaggio del tempo, la dignità del lavoro umano, la trasformazione dei paesaggi e l’ossessione moderna per la forma e la funzione.
Fonti:
Batchen, G. (2002). Each Wild Idea: Writing, Photography, History. MIT Press.
Becher, B., & Becher, H. (2000). Industrial Landscapes. MIT Press.
Grundberg, A. (2001). Crisis of the Real: Writings on Photography Since 1974. Aperture.
Krauss, R. (2006). The Originality of the Avant-Garde and Other Modernist Myths. MIT Press.
Lange, S. (2006). Bernd and Hilla Becher: Life and Work. MIT Press.
Tate
Wikipedia
Treccani
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