Alix Cléo Roubaud

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Alix Cléo Roubaud (1952–1983) è stata una fotografa, scrittrice e filosofa franco-canadese, morta a soli 31 anni per un’embolia polmonare. La sua opera – scarna, intensa, folgorante – è racchiusa in una manciata di fotografie e in un diario postumo pubblicato con il titolo Journal (1984), che si rivela oggi uno dei più lucidi attraversamenti del dolore, del desiderio e del pensiero attraverso l’autoritratto

 

 


 

Formata in filosofia e appassionata di psicoanalisi e letteratura, Alix Cléo si avvicina alla fotografia come a un’estensione della scrittura: scrivere con la luce ciò che le parole non riescono a dire. Le sue immagini sono quasi sempre in bianco e nero, stampate in maniera artigianale, spesso sfocate, sovraesposte, inquiete. Come se la fotografia non fosse mai un fermo immagine, ma un tempo che si rompe e si apre.

Il suo corpo è protagonista centrale: fragile, esposto, pensante. Alix Cléo si ritrae allo specchio, sdraiata sul letto, mentre fuma, mentre dorme. Non si tratta di vanità, né di narcisismo: sono frammenti di un diario visivo, come pagine di un’intimità che si interroga. Le sue immagini sono sempre interrotte, parziali, disobbedienti alla forma, come se ogni scatto cercasse di avvicinare qualcosa che sfugge: la perdita, l’amore, la morte.

 

«Je cherche, par la photographie, à comprendre pourquoi je vis encore, et à quel prix.»

(Cerco, attraverso la fotografia, di capire perché vivo ancora, e a quale prezzo.)

 

 

 

 

L’opera di Alix Cléo è attraversata da una costante riflessione sul tempo: non il tempo oggettivo, cronologico, ma il tempo interiore, fragile, discontinuo, simile alla memoria e all’insonnia. In molte immagini compare un orologio, oppure una scritta a mano che indica l’ora esatta dello scatto. È come se il gesto fotografico servisse a marcare una soglia, a trattenere il corpo nell’istante prima della sparizione. Questa tensione è evidente nel lavoro più noto: la serie Si quelque chose noir (in seguito titolo di una raccolta poetica del marito, Jacques Roubaud), in cui l’autoritratto diventa rito di sopravvivenza.

 

 

 

 

 

Fonti e riferimenti

Alix Cléo Roubaud. Journal (Éditions du Seuil, 1984)

Alix Cléo Roubaud. Photographies (Gallimard / BNF, 2002)

Mostra monografica: “Alix Cléo Roubaud. Photographies et textes”, Bibliothèque Nationale de France, Parigi, 2002

Documentario: Si quelque chose noir (1998), regia di Luc Béraud

Jacques Roubaud, Quelque chose noir, Gallimard, 1986

 

Le fotografie sono state prese dal web e utilizzate esclusivamente a fini formativi.

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