Nata a Nantes in una famiglia intellettuale e colta di origini ebraiche, Claude Cahun iniziò a fotografare e a scrivere fin da giovanissima. Nei primi anni ’20 adottò, insieme alla compagna e collaboratrice Marcel Moore (n. Suzanne Malherbe), un’identità artistica ambigua e fluida, che sfidava le convenzioni sociali e di genere. Le due si trasferirono a Parigi, entrando in contatto con ambienti surrealisti e avanguardistici, pur mantenendo sempre un percorso autonomo e critico. Il lavoro fotografico di Cahun è perlopiù autoritratto, ma il termine risulta riduttivo: ogni immagine è una messa in scena del sé, un gesto teatrale che mette in discussione la nozione di identità stabile. Travestimenti, ambiguità sessuale, maschere e ruoli costruiti sono i mezzi con cui l’artista sovverte la visione binaria del genere. Le sue fotografie, spesso realizzate con la complicità di Moore, si pongono come atti performativi in cui l’identità viene continuamente rimessa in gioco. Celebre è la sua affermazione: “Sous ce masque, un autre masque. Je n’en finirai pas de soulever tous ces visages.” (“Sotto questa maschera, un’altra maschera. Non finirò mai di sollevare tutti questi volti.”)
Durante l’occupazione nazista di Jersey, isola della Manica dove si erano ritirate nel 1937, Cahun e Moore si opposero attivamente alla propaganda tedesca con azioni di sabotaggio psicologico, diffondendo messaggi scritti che invitavano i soldati alla diserzione. Furono arrestate nel 1944 e condannate a morte, ma la pena non fu eseguita. Claude Cahun morì pochi anni dopo la guerra, nel 1954. Solo a partire dagli anni ’90 la sua opera è stata riscoperta e riconosciuta per il suo valore anticipatore, soprattutto nel campo degli studi di genere e della queer theory. Oggi, Claude Cahun è celebrata come pioniera di una pratica artistica che ha messo al centro il corpo, il linguaggio visivo e il dissenso, aprendo la strada a generazioni di artistə che usano l’immagine come spazio critico e politico.