Daidō Moriyama
Daidō Moriyama (n. 1938, Osaka) è una delle figure più iconiche e influenti della fotografia giapponese. Con il suo stile crudo, frammentato e provocatorio, ha ridefinito i confini della fotografia, trasformandola in un mezzo per esplorare il caos della vita urbana e i lati nascosti della società contemporanea. Moriyama ha raccontato il Giappone del dopoguerra con una sensibilità unica, rivelando bellezza e alienazione in egual misura.
Moriyama si avvicinò alla fotografia negli anni ’50, lavorando come designer grafico prima di dedicarsi completamente a quest’arte. Nel 1961 si trasferì a Tokyo e iniziò a lavorare come assistente del fotografo Eikoh Hosoe, figura chiave della fotografia sperimentale giapponese. Durante questo periodo, Moriyama fu influenzato sia dall’estetica modernista giapponese sia dall’avanguardia occidentale, in particolare dalla street photography americana, come il lavoro di William Klein e di Robert Frank.
L’opera di Moriyama si distingue per il suo approccio sperimentale e anticonformista, che sfida i canoni tradizionali della fotografia. Il suo stile si basa su tecniche volutamente imperfette, come:
- Fotografie in bianco e nero caratterizzate da un forte contrasto che enfatizza i dettagli e le ombre.
- Immagini spesso scattate con pellicola ad alta sensibilità, con un’estetica ruvida e granulosa che conferisce una sensazione di spontaneità.
- Moriyama rompe le regole classiche della composizione fotografica, creando immagini frammentate, caotiche e spesso disorientanti.
- Predilige scatti improvvisati e casuali, catturando dettagli banali o scene apparentemente insignificanti per trasformarle in opere visive potenti.
Moriyama esplora temi legati alla vita urbana, alla memoria, all’identità e al consumismo. Le sue fotografie sono un diario visivo del Giappone moderno, dove convivono bellezza e degrado, intimità e alienazione.
Tra i suoi lavori più celebri troviamo:
- “Shashin yo Sayonara” (Addio alla fotografia), 1972. Una delle sue opere più radicali, in cui sperimenta con fotografie altamente astratte, sfocate e frammentate. Questo libro è una riflessione sulla fotografia stessa come mezzo e linguaggio.
- “Provoke” (1968-1969) Moriyama è associato al collettivo Provoke, un movimento fotografico che cercava di sfidare la tradizionale estetica fotografica giapponese. Il gruppo utilizzava immagini volutamente aggressive e provocatorie per riflettere l’inquietudine e le contraddizioni della società giapponese del dopoguerra.
- “Farewell Photography” (1972). Una raccolta di immagini che spingono i limiti della fotografia, enfatizzando il lato destrutturato e frammentato del mezzo fotografico.
- “Stray Dog” (Cane randagio). Uno dei suoi scatti più famosi, che ritrae un cane randagio nelle strade di Misawa. L’immagine è diventata un simbolo della visione di Moriyama: un senso di solitudine e abbandono che riflette il lato oscuro della vita urbana.
Fonti:
Tate Modern
https://www.tate.org.uk/art/artists/daido-moriyama-2387
Museum of Modern Art (MoMA)
https://www.moma.org/calendar/exhibitions/4735
The Japan Foundation
https://www.jpf.go.jp/e/project/culture/exhibit/ (ricerca su Moriyama e Provoke)
Aperture Magazine
https://aperture.org/magazine-2018/daido-moriyama/
Photography Now
https://www.photography-now.com/artists/daido-moriyama
William Klein, Robert Frank and Daido Moriyama: Influences on Street Photography – Magnum Photos Blog
https://pro.magnumphotos.com/blog/2018/10/18/daido-moriyama-william-klein-robert-frank/
Britannica
https://www.britannica.com/biography/Daido-Moriyama
Le fotografie sono state prese dal web e utilizzate esclusivamente a fini formativi.

