L’Uomo, la Terra, lo Sguardo. Una Riflessione sull’Eredità di Sebastião Salgado

8:24

In questa breve nota non voglio parlare della persona Sebastião Salgado, della notorietà e del suo ruolo di fotografo o dell’implicazione personale nel documentare la fragilità del pianeta presente in ognuna delle sue immagini messe a disposizione del pubblico. Di questo ne hanno parlato in molti con competenza e sacra reverenza. Vorrei, in questa circostanza, fare una riflessione sul mestiere del fotografo documentarista, di cui Salgado è stato uno dei grandi maestri.

 

@Sebastião Salgado

Sebastião Salgado ha certamente segnato almeno una generazione di fotografi, ne ha condizionato la visione e aperto lunghi ed estenuanti dibattiti sull’estetizzazione del reale. Il bianco e nero perfettamente controllato, i contrasti forti e misurati, i dettagli incisi nell’alogenuro d’argento come se fossero vivi, le composizioni controllate fino alla nausea, in cui ogni luce e ogni ombra hanno un valore e un senso, sono stati un riferimento per molti di noi che abbiamo cominciato a lavorare nel fotogiornalismo negli anni ‘90 del secolo scorso. Le fotografie de La mano dell’uomo hanno formato il nostro sguardo come una cartina di tornasole: per alcuni erano un traguardo da raggiungere, per altri una visione da rigettare, troppo carica di pathos, artificiale e vicina alla messa in scena.

Ciò non toglie che nessuno poteva rimanere indifferente di fronte ai giovani minatori del Brasile o ai tecnici ricoperti di petrolio greggio, impegnati a spegnere i pozzi incendiati da Saddam Hussein durante la prima guerra del Golfo.

 

@Sebastião Salgado

 

Alla pubblicazione di Genesis, il dibattito si è riacceso: le fotografie quasi perfette dei luoghi più remoti del pianeta, la ricerca della bellezza dell’immagine in sé — che travalica la meraviglia naturalmente offerta dalla natura (perdonatemi il pleonasmo) —, la rappresentazione di popoli incontaminati come statue o maschere fuori dal tempo, hanno sconcertato alcuni, infastidito altri, e affascinato chi, come me, vede nella fotografia un mezzo e non un fine.

Come per ogni forma di scrittura, di comunicazione, di dialogo, anche nella fotografia si può, e si deve quando è necessario, contestare la forma, ma non ci si può limitare a questo. La singola composizione, la tecnica, le scelte focali, il bianco e nero piuttosto che il colore, la regola dei terzi e la profondità di campo si possono apprezzare o denigrare in tutta libertà, ma il giudizio finale si deve basare sui contenuti espressi in ogni singola immagine in funzione degli intenti, sul valore delle affermazioni e sulla correttezza del linguaggio dell’intero lavoro proposto dal fotografo. Non c’è progetto di Sebastião Salgado che si accontenti della superficialità.

 

@Sebastião Salgado

 

Quando leggiamo – guardiamo – uno dei suoi libri o passeggiamo tra le sue immagini esposte in una galleria, il vero stupore è scoprire il suo desiderio di essere esaustivo di fronte alla realtà che ha scelto di mostrare. Immagine dopo immagine, ci addentriamo in un cammino tortuoso, in cui ci vengono poste domande e riflessioni che non ci lasciano indifferenti e ci spingono a voler capire cosa stiamo guardando. Attraverso il suo sguardo, investighiamo il pianeta ricomponendo pezzo dopo pezzo un puzzle complesso che, alla fine, apparirà chiaro nella sua complessità.

Non a caso, l’eredità dell’uomo Salgado è raccolta in due soli volumi: i già citati “La mano dell’uomo” e “Genesis”, il primo dedicato agli uomini e alla loro fragilità di fronte al lavoro che modella il pianeta per sopravvivere nel mondo contemporaneo, il secondo alle parti ancora incontaminate della Terra, sopravvissute al tentativo di dominio della società sulla natura.

 

@Sebastião Salgado

 

@Sebastião Salgado

Salgado, per primo, ha superato il suo essere fotografo, trasformando sé stesso in un mezzo per portare la testimonianza di cosa l’uomo è stato e del pianeta su cui ha vissuto. Le sue immagini non sono belle fotografie, ma riflessioni accorte, dettagliate e ben argomentate che bisogna leggere con attenzione, dimenticandoci della carta baritata, delle ottiche Leica, delle pellicole T-Max e di Photoshop.

 

 

@Sebastião Salgado

 

 

 

Di Francesco Acerbis | 28/05/2025

 

 

 

Le fotografie sono state prese dal web e utilizzate esclusivamente a fini informativi.

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