Jo Spence

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Jo Spence (1934–1992) è stata una fotografa britannica che ha rivoluzionato il modo in cui il corpo, la malattia e l’identità vengono rappresentati attraverso la fotografia. Il suo lavoro è profondamente politico e autobiografico, e si sviluppa all’incrocio tra arte, attivismo e terapia. Lontana dalla ricerca estetizzante, la sua fotografia è uno strumento di lotta, consapevolezza e trasformazione.

 

 

 

All’inizio della sua carriera, Jo Spence lavora come fotografa commerciale e di matrimoni. Negli anni ’70, però, abbandona quel mondo per abbracciare un approccio più critico e radicale. Entra in contatto con il movimento femminista britannico e inizia a riflettere sul potere dell’immagine fotografica come mezzo per decostruire le rappresentazioni dominanti del corpo femminile, della classe sociale e della salute.

Nel 1974 fonda la Photography Workshop insieme a Terry Dennett, spazio collettivo dedicato alla fotografia educativa e politica. I suoi progetti diventano sempre più autobiografici e performativi, ispirandosi al teatro brechtiano, all’arte concettuale e alle pratiche di autocoscienza femminista.

 

 

 

Fotografare la malattia, curare l’immagine

Uno dei nuclei centrali della sua ricerca arriva negli anni ’80, quando le viene diagnosticato un cancro al seno. Jo Spence risponde con un gesto radicale: fotografa sé stessa in ogni fase della malattia, rifiutando la narrazione dominante che vuole il corpo malato nascosto, silenziato o “guarito” solo quando riacquista un’estetica normata.

Nascono così serie come “The Picture of Health?” (1982–1986) e “Photo-Therapy“, realizzate insieme alla terapeuta e artista Rosy Martin. In queste immagini, Spence si mette in scena in pose simboliche, spesso ironiche o disturbanti, per rappresentare il dolore, la rabbia, la paura, ma anche la possibilità di riscrivere il proprio vissuto. Le sue fotografie diventano strumenti di photo-therapy, un metodo che combina performance, analisi personale e fotografia per decolonizzare l’immagine del sé.

“La mia fotografia non cerca la bellezza, ma la verità soggettiva. Il mio corpo è un campo di battaglia, e l’autoritratto è l’arma.”

 

 

 

Fonti principali

Jo Spence, Putting Myself in the Picture, Camden Press, 1986.

Jo Spence & Rosy Martin, Photo Therapy: Psychic Realism and Collective Imaging, in Ten.8, 1987.

Valerie Walkerdine, Changing the Subject: Psychology, Social Regulation and Subjectivity, Methuen, 1984.

Joanna Lowry (a cura di), Jo Spence: Beyond the Perfect Image, Cornerhouse, 1997.

Tate Modern, Archivio online delle opere di Jo Spence: www.tate.org.uk

 

Le fotografie sono state prese dal web e utilizzate esclusivamente a fini formativi.

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