La sua ricerca si muove da subito in un territorio di confine tra arte, design, antropologia e comunicazione visiva, con uno sguardo che sfugge a ogni definizione rigida della fotografia come mero strumento di rappresentazione. Cresci non fotografa per documentare, ma per mettere in crisi le strutture percettive e narrative dell’immagine. Fin dagli anni Sessanta, influenzato dalle esperienze concettuali e dalla cultura progettuale milanese, ha indagato le potenzialità della fotografia come linguaggio aperto, contaminandola con il disegno, la grafica, l’intervento manuale, il segno e l’installazione. Ne è un esempio la serie Misurazioni, dove l’immagine fotografica viene attraversata da linee, numeri e geometrie che ne scardinano la leggibilità e introducono un pensiero critico sul vedere. La sua lunga permanenza a Matera lo mette in contatto con un’Italia arcaica e periferica, che affronta con strumenti innovativi, creando un dialogo tra fotografia e antropologia che dà origine a opere ibride, come Matera, immagini e documenti (1975), in cui mescola materiali d’archivio, documentazione e fotografia d’autore. La sperimentazione per Cresci non è un vezzo formale, ma una modalità per interrogare la realtà, il linguaggio e la memoria. Anche nei lavori più recenti, continua a decostruire e ricostruire l’immagine attraverso montaggi, sovrapposizioni e giochi metalinguistici, mantenendo sempre vivo un pensiero progettuale che fa della fotografia un dispositivo critico e relazionale. La sua opera dimostra come la fotografia possa diventare uno strumento di conoscenza e di trasformazione, capace di attraversare il tempo e di dialogare con le altre discipline artistiche.

Fonti:
Roberta Valtorta, Mario Cresci. In aliam figuram mutare, Electa, 2007
Mario Cresci, Le case della fotografia, Postmedia Books, 2011
MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo, scheda artista
Fondazione Donnaregina – Museo MADRE, Napoli, scheda mostra
Interviste e materiali d’archivio pubblicati su Camera – Centro Italiano per la Fotografia
Cataloghi delle mostre: Le forme del tempo, Triennale di Milano, 2017; La fotografia del no, Fondazione MAST, 2020