Lee
“Un rompicapo surrealista”, così l’ha definita nel 1933 la rivista Creative Art. Un enigma di difficile soluzione quindi, un mosaico, un puzzle in cui migliaia di tessere faticano a combaciare nel creare un’immagine intensa e sorprendente, che affascina e confonde, quella di Lee!
Tessera 1: l’infanzia
Elizabeth Miller (https://www.leemiller.co.uk/ https://www.instagram.com/leemillerarchives/ https://www.doppiozero.com/lee-miller-e-man-ray-moda-amore-e-guerra ), detta Lee, nasce nel 1907 a Poughkeepsie, una cittadina nello stato di New York. Il padre è un ingegnere e un fotografo dilettante, che la ritrae continuamente.
Un abuso sessuale subito all’età di 7 anni, e la conseguente gonorrea, contribuiscono a formare una personalità irrequieta, irriverente, ribelle, sempre alla ricerca di qualcosa di novità.
“Sembravo un angelo, fuori. Mi vedevano così. Ero un demonio, invece, dentro. Ho conosciuto tutto il dolore del mondo fin da bambina.”
La famiglia Miller (Theodore, Lee, Erik, John and Florence) nel 1923. © 2023 Lee Miller Archives, Inghilterra.
Tessera 2: la modella
Lee è una donna affascinante, bella, anzi bellissima.
Una mattina del 1926, mentre cammina per le strade di New York, sta quasi per essere investita ma viene salvata da un signore distinto, è l’editore Condé Nast, che ne rimane affascinato e la invita a lavora per lui, lanciandola su una copertina di Vogue nel 1927. È l’inizio della sua carriera da fotomodella, che le regala prima di tutto la libertà e poi i bellissimi ritratti di grandi fotografi come Edward Steichen, George Hoyningen-Huene o Arnold Genthe, ma lei, che, come il padre, ha sempre avuto una passione per i congegni, scopre subito che preferisce stare dall’altra parte dell’obiettivo.
Georges Lepape, Lee Miller in Manhattan, 1927
Edward Steichen, Lee Miller indossa un abito da sera in tulle nero di Lelong; décolleté in raso nero di Delman e gioielli di Marcus, in piedi nell’appartamento di Condé Nast, 1928 @ Condé Nast Publications, New York
George Hoyningen-Huene, Lee Miller, Tuta in tela da vela di Yrande, 1930.
Tessera 3: l’incontro con la fotografia …e con Man Ray
Nel 1929 Lee si reca a Parigi per imparare dal fotografo-artista più all’avanguardia del momento, il surrealista Man Ray. Sembra che il loro primo incontro sia andato così:
“Buongiorno, mi chiamo Lee Miller e sono la sua allieva. “
“Non ho allievi e sto partendo per le vacanze.”
“Sì, ora ce l’ha, e vengo con lei.”
Di Man Ray diventa modella e musa ispiratrice, instaurando con lui un’unione sul piano artistico, professionale e sentimentale. È questo il periodo in cui diventa amica di Picasso, Ernst, Cocteau, Mirò e di tutti gli artisti surrealisti, e in cui crea immagini che rientrano pienamente all’interno di questo movimento.
Man Ray, Lee Miller, solarizzazione, 1930. © Man Ray Trust ARS-ADAGP
Man Ray, Lee Miller nel film di Jean Cocteau “Il sangue del poeta” in cui interpreta la statua vivente della Venere di Milo, 1932. © Man Ray Trust ARS-ADAGP
Questa partecipazione costituisce la sua unica interpretazione cinematografica. https://www.youtube.com/watch?v=Ee4CiYpfh8Q&t=5s
Tessera 4: Esperimenti surrealisti
Nella Parigi della fine degli anni Venti, Lee esplora con Man Ray la luce e il senso più profondo delle immagini, che trasforma in qualcosa di unico. Ė contemporaneamente modella e allieva, fino, sembra, ad inventare con lui la tecnica della solarizzazione: esponendo alla luce le immagini durante lo sviluppo si causa una parziale inversione dei toni dell’immagine, raggiungendo un effetto onirico e straniante.
Il suo stile è ormai maturo, originale e sofisticato, sia nelle foto in studio che quando fotografa per le vie di Parigi. La fotografia le permette di indagare l’uomo e la sua interiorità, perché, come dirà Man Ray, “Il fotografo è un meraviglioso esploratore degli aspetti che la retina non registra”.
Il Surrealismo (https://www.treccani.it/enciclopedia/surrealismo/) influenzerà il suo modo di scattare per il resto della vita.
Lee Miller, Tanja Ramm sotto una campana di vetro, 1930. © 2023 Lee Miller Archives, Inghilterra
Lee Miller, Senza titolo (Uomo e catrame), Parigi, Francia, c. 1930. © 2023 Lee Miller Archives, Inghilterra.
Tessera 5: l’Egitto
Nel 1932 torna a New York, dove apre uno studio fotografico con il fratello, ma la sua vita, pur essendo stata indicata da “Vanity Fair” nel 1934 tra i più illustri fotografi viventi, è sempre più malinconica e insoddisfatta. Ad un certo punto conosce il ricchissimo uomo d’affari egiziano Aziz Eloui Bey, di cui si innamora e che sposa di getto, trasferendosi, nel 1935, con lui al Cairo. Ma ben presto, annoiata della vita dell’alta società egiziana, riesce a stare bene solo durante le incursioni nel deserto, dove fotografa paesaggi, luoghi abbandonati, rovine, templi, villaggi, geometrie. In ogni immagine cerca di fare risaltare il vuoto e la maestosità del luogo, anche attraverso i dettagli, realizzando fotografie che saranno fonte di ispirazioni per altri artisti, da Magritte ad oggi.
Lee Miller, Ritratto dello Spazio (Portrait of Space), Egitto, 1937 © 2023 Lee Miller Archives, Inghilterra.
René Magritte, Le baiser, 1938, Musées royaux des Beaux-Arts de Belgique, Bruxelles.
Olivia Hicks, Portrait of Space after Lee Miller, stampa e collage, 2025 ©Olivia Hicks.
Tessera 6: Roland Penrose
Quando il deserto non le è più sufficiente per stare bene torna a Parigi (1937) e qui conosce il pittore surrealista inglese, importante storico dell’arte e collezionista Roland Penrose con il quale inizia a viaggiare per l’Europa e a ritrovare i suoi amici artisti. Con Roland, che diventerà il suo secondo marito e dal quale avrà un figlio, si trasferisce a Londra nel 1939.
Roland Penrose, Lee Miller, Ady Fidelin, Nusch Eluard, Leonora Carrington, Cornwall, Inghilterra. @Roland Penrose
Tessera 7: la fotoreporter di guerra
A Londra inizia a lavorare British Vogue come fotografa freelance, occupandosi inizialmente di moda, e di come si può essere eleganti nonostante le restrizioni, e poi di guerra, prima documentandone le devastazioni a distanza e infine seguendo (dal 1944) le truppe americane al fronte insieme a David E. Scherman, fotografo di Life. A seguire documenta le attività durante la liberazione ed è tra le prime ad entrare nei campi di sterminio. Il suo sguardo è duro, frammentato, fatto di dettagli, come lacerata è la sua anima di fronte a tanto orrore. Non le interessa essere oggettiva ma ciò che vuole è comunicare un’emozione, tanto forte quanto tragica. I suoi scatti penetranti e intensi, potremmo anche dire “artistici” se non fosse così terribile associare tale parola a queste immagini raccapriccianti, verranno inviati a Vogue accompagnati dal telegramma: “Credetemi è tutto vero”
Di questa parte della sua vita si occupa in particolare il film Lee Miller (Lee) del 2023, diretto da Ellen Kuras (https://www.vogue.it/article/lee-miller-storia-vera-modella-vogue-diventata-fotografa-guerra https://www.youtube.com/watch?v=fQIbmVA8eik) e basato sulla biografia scritta dal figlio Antony Penrose “Le molte vite di Lee Miller”.
Lee Miller, Le maschere antincendio o Donne britanniche sotto tiro, Londra,1941. © 2023 Lee Miller Archives, Inghilterra.
Lee Miller, Remington Silent, Londra, 1940. © 2023 Lee Miller Archives, Inghilterra.
Lee Miller, Picasso e Lee Miller nello studio di Picasso, Liberazione di Parigi, Rue des Grands Augustins Parigi, Francia 1944. © 2023 Lee Miller Archives, Inghilterra.
Lee Miller, prigionieri liberati, in abito da prigione a strisce accanto ad un mucchio di ossa da corpi bruciati nel crematorio, KZ Buchenwald, 1945. © 2023 Lee Miller Archives, Inghilterra.
Tessera 8: La vasca del Fuhrer
Una delle fotografie più celebri, scattata da David Sherman su precise istruzioni di Lee, la ritrae nell’appena scoperto appartamento di Hitler a Monaco, all’interno della sua vasca da bagno, in modo quasi da profanare quel luogo solo apparentemente come tutti gli altri: come è possibile provocare tanto dolore e vivere come una persona qualunque?
Un gesto forte, provocatorio, ancora una volta forse potremmo dire surrealista, che solo lei avrebbe potuto fare, “mi sono lavata lo sporco di Dachau nella sua vasca da bagno” dirà, mentre nelle stesse ore Hitler e Eva Braun si stavano togliendo la vita.
La fotografia dà il titolo al bel libro, di Serena Dandini, “La vasca del Fuhrer”, una biografia della fotografa che parte proprio da queta immagine.
David Sherman, Lee Miller nella vasca da bagno dell’appartamento di Hitler a Monaco, 1945. © 2023 Lee Miller Archives, Inghilterra.
Tessera 9: la “tranquillità”
Dopo la guerra Lee si ritira con Roland a vivere in una fattoria nel Sussex (https://www.farleyshouseandgallery.co.uk/), che diventa subito un ritrovo di surrealisti, dove inizialmente continua a fotografare e a cucinare (altra sua passione da sempre), “Ho scelto il cibo perché una volta cucinato si mangia e sparisce per sempre”.
L’Inferno che ha visto non riesce però più a scrollarselo di dosso e le sue fragilità prendono il sopravvento, fino a farla sprofondare nell’alcol e nella depressione.
Roland Penrose, Lee Miller mentre sbuccia il mais nella sua fattoria nel Sussex, 1960. @Roland Penrose
L’immagine finale
Donna indipendente e di talento, colta e inquieta, imperfetta e modernissima, annoiata ed effervescente, eccentrica e sicuramente carica di un’energia che la porta ad entrare dentro nelle situazioni con intensità, come a voler ogni volta entrare dentro sé stessa. Una personalità complessa quindi, che molti hanno provato a ritrarre, ma che forse solo Picasso è riuscito a racchiudere in un ritratto, ironico e lirico al tempo stesso, dalla tavolozza intensa come l’energia di Lee, e in grado di richiamare gli effetti della solarizzazione.
Pablo Picasso, «Femme à la coiffe d’Arlésienne sur fond vert (Lee Miller)», 1937
Di Elena Barbaglio | 24/06/2025
Le fotografie sono state prese dal web e utilizzate esclusivamente a fini informativi.